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EMANUELA PIOVANO

"Emanuela Piovano e il suo percorso di ‘cine-autora’"

Flavia Laviosa, Wellesley College

Emanuela Piovano (Torino,1959) si è formata presso la Facoltà di lettere e filosofia con una tesi in Storia e Critica del cinema sull’intervista filmata, ipotesi sperimentali e teoriche. Allieva di Gianni Vattimo e Fabrizio Rondolino, ha approcciato il tema del cinema sperimentale antenato del docu-fiction attraverso le analisi di Mikhail Mikhailovich Bakhtin e Gérard Genette. Per tutti gli anni Ottanta ha lavorato come ricercatrice presso l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, come autrice di testi e aiuto regista al Centro di Produzione RAI di Torino, e come  critica ha collaborato alla rivista Il nuovo spettatore diretta da Paolo Gobetti.

 

Nel 1982 ha prodotto il docudrama Il processo a Caterina Ross di Gabriella Rosaleva e nel 1984 è stata una dei fondatori dell’ associazione ‘Camera Woman’, che si propone la ricerca e l'indagine sulla condizione femminile, e con cui ha realizzato vari materiali video, contribuendo a far conoscere registe straniere in Italia. Nel 1987, ha firmato la sceneggiatura e la regia del cortometraggio Senza fissa dimora prodotto dalla RAI.

Nel 1988 ha fondato la KitchenFilm, società di produzione con cui ha prodotto 5 dei suoi film e svariati lavori di altre autrici. Lo scopo di questa società è di produrre e promuovere il cinema internazionale indipendente con particolare attenzione ai temi dei giovani e alla rappresentazione delle donne nel cinema. La KitchenFilm apre la sua prima sede a Roma nel 1994. Il nome della società è un tributo a The Kitchen a New York, dove diversi dei suoi lavori sono stati presentati negli anni Ottanta. Il principio aristotelico che la creazione avviene attraverso la cucina implica che la cucina in sé sia un fertile laboratorio di idee. La KitchenFilm si ispira profondamente alle idee aristoteliche e il simbolo originale della società era una donna che mostrava un uovo in una padella friggente. Successivamente il logo è cambiato in un simbolo astratto in cui un triangolo e un cerchio rappresentano le forme di base della creazione.

 

Piovano ha realizzato anche diversi video, tra cui Senza fissa dimora (1987); Epistolario immaginario (videolettere dal carcere) (1988); Lettere dalla Sicilia (1988); Due e Uno (2004), presentato al Festival della Critica Ring; Le porte di Bella (2004), presentato nell’ambito di ‘10autori per Ballarò’; Svelata (2004), progetto per Annabella Miscuglio, presentato all'Oberdan di Milano e in diversi festival;  e Caterina by Heart (90 anni di Caterina Boratto) (2005) per il Museo del Cinema di Torino. 

Dopo aver diretto questi filmati didattici e videointerviste, nel 1989 ha realizzato con le cineaste Anna Gasco e Tiziana Pellerano il documentario Le rose blu su un incendio che il 3 giugno 1989 distrusse una prigione femminile italiana provocando la morte di 11 detenute. Girato in 16 mm e allargato fino a 35 mm, distribuito dalla Airone, racconta la realtà carceraria e la condizione femminile nelle prigioni italiane con uno stile sperimentale provocatorio. Il film è stato riconosciuto come Miglior Esordio Anni Novanta e ha vinto Premi di Qualità del Ministero. Nel 1992 Piovano inoltre ha curato la regia della docufiction L'aria in testa,[1] realizzato con Adriano Belli, film che ha ricevuto il premio Miglior Opera Originale Sulmona Film Festival e il premio Agis Scuola Firenze.

Per il cinema e la televisione Piovano ha girato Parole incrociate (1995) e La grande Dea Madre (1996). Dopo queste esperienze ha realizzato il suo primo film a soggetto: Le complici (1998), un thriller femminile, trasposizione del romanzo Complice il dubbio di Maria Rosa Cutrufelli (1992). Successivamente ha diretto il dramma Amourfù (2003) premiato per Miglior Interpretazione al Bellaria Film Festival e al Karlovivary Film Festival; e Le stelle inquiete (2010) che racconta l'incontro dell'attivista, filosofa e mistica francese Simone Weil con il filosofo Gustave Thibon. Il film ha ricevuto il Globo d'oro 2011 ‘film da non dimenticare’ e il premio I’ve Seen Films - Spazio Donna.

Le stelle inquiete è il primo film dedicato alla filosofa francese Simone Weil (1909-1943), facendo seguito al documentario Je suis Simone (la condition ouvrière) (2009)[2]  diretto da Fabrizio Ferraro. Roberto Rossellini aveva preso in prestito episodi della vita della Weil per il suo film Europa ‘51 (1952). Liliana Cavani e Italo Moscati avevano anche tentato di girare un film su questa straordinaria figura intellettuale, e la loro sceneggiatura Lettere dall’interno (1974) fu la prima per un film biografico sulla Weil, che tuttavia non è stato mai realizzato (Laviosa 2014).

 

Nel 2013 Piovano dirige il cortometraggio Sorprese! creato per il Premio Melograno.[3] Ispirato al tema della cittadinanza, il corto di quindici minuti si svolge nella sala d’attesa di un ufficio di cittadinanza del Comune, tra sogni, delusione e speranza in attesa di sapere di che cittadinanza sono le protagoniste straniere.


Dal 2004 la KitchenFilm contribuisce a diffondere e a fare conoscere in Italia il cinema di qualità non solo femminile e Piovano, attiva anche come distributrice, ha contribuito a far conoscere film come In the Battlefields (Danielle Arbid, 2004);  Whisky (Juan Pablo Rebella e Pablo Stoll, 2004); Caramel (Nadine Labaki, 2004); Aguasaltas.com (Luís Galvão Teles, 2011), Buon Anno Sarajevo (Aida Begic , 2012); Apache (Danielle Arbid, 2013); Nessun uomo è un’isola (Dominique Marchais, 2017); e Petit Paysan (Hubert Charuel, 2017). Nel 2006 la Cineteca Nazionale di Roma le ha dedicato una giornata nell’ambito della prima rassegna registe Italiane. Nel 2011 Emanuela Piovano è stata insignita del primo Premio ‘Intervita’ dedicato alle figure del cinema.

Il suo film L’età d’oro (2016) è un omaggio ispirato alla regista Annabella Miscuglio. Cineasta femminista, Miscuglio ha militato per la difesa dei diritti civili e dei diritti delle donne e ha girato vari film sperimentali. Intorno a lei hanno orbitato molti amici e amori che hanno condiviso le sue passioni, disillusioni, speranze, e che nel film, insieme al figlio Sid, cercano di ricostruire il quadro di una vita intensa e tormentata. Miscuglio è uno dei fondatori dello storico cineclub romano Filmstudio che educò molte generazioni cinefile su quanto avveniva nel mondo nel cinema underground, politico e sperimentale. Miscuglio è anche stata regista per la RAI del primo Chi l’ha visto, studiosa e teorica della donna nel cinema, coautrice, insieme a Loredana Rotondo, Paola De Martiis, Rony Daopoulo, Anna Carini e Maria Grazia Belmonti, del documentario Processo per stupro (1979) sulla violenza del sistema giudiziario, prodotto dalla RAI nel 1979. Miscuglio ha anche girato film sui riti legati al fenomeno del tarantismo e alle condizioni di lavoro degli operai. Famoso è il suo progetto A.A.A. Offresi (1981), con cui voleva raccontare la prostituzione dal punto di vista dei clienti che però le ha scatenato contro istituzioni e censori.

Il cortometraggio Tre in treno per l’Europa (e un pollo) (2019), proiettato il 4 maggio 2019 e prodotto da KitchenFilm, è stato ideato da Piovano per il convegno "L’ Europa delle Donne", promosso e organizzato dalla Fondazione Nilde Iotti nella Sala Carla Lonzi presso la Casa Internazionale delle Donne a Roma.[4] Il corto ripropone testualmente le parole di alcune madri fondatrici dell’Europa, da Ursula Hirschmann a Nilde Iotti. Piovano dichiara che:
 

L’idea era di far risuonare questi testi, presi da discorsi ufficiali, memoriali o articoli, come fossero il ricordo di tre donne di generazioni diverse, che stanno viaggiando su un treno. Le accompagniamo per un breve tratto (15 minuti) nell’arco di una giornata, rievocando tutto il Novecento e gli sforzi fatti per giungere ad una Unione Europea non ancora compiuta.[5] (2019)

Il film si ispira alla scrittura del Manifesto di Ventotene, Per un' Europa Libera e Unita, redatto nel 1941 da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi (Leone 2019).[6] Spinelli scrisse il documento su cartine di sigarette tra il 1941 e il 1943 durante l’esilio politico, per le sue idee  antifasciste, sull’Isola di Ventotene.  Maria Hirshmann, per poter passare la censura, le portava alla casa editrice sul continente nascoste nel ventre di un pollo arrosto. Il Manifesto spiega l’importanza di una federazione europea e delinea un piano per realizzarla. Il viaggio in treno accompagna le voci narranti delle tre passeggere e il racconto è punteggiato dalla presenza di un pollo arrosto. Sarah Annunziato spiega nella sua recensione del cortometraggio:
 

Tre in Treno si basa su due principali tecniche filmiche per raccontare la storia. La prima è l’uso del found footage (filmato ritrovato). Attraverso i 15 minuti del film le immagini passano continuamente da scene nel presente a scene in bianco e nero prese da vecchi filmati. Alcune di queste immagini riprendono passeggeri che viaggiano in treno, mentre altre mostrano la costruzione di rotaie e ponti. L’uso del found footage è una tecnica molto efficace per ricordare allo spettatore una delle funzioni dell’Unione Europea, quella dell’unità dei cittadini di diversi paesi per un’unica causa. Proprio come il sistema ferroviario unisce nazioni, un’alleanza le unifica politicamente ed economicamente. Il costante passaggio dalle immagini vecchie a quelle contemporanee inoltre trasmette l’idea dell’importanza del passato per capire il presente. [7] (2020:127)
 

Tre in treno è anche stato presentato alla seconda edizione del convegno del Journal of Italian Cinema and Media StudiesGlobal Intersections and Artistic Interconnections: Italian Cinema and Media Across Times and Spaces’ svoltosi presso The American University of Rome nel giugno 2019.[8]

Inoltre Piovano organizza I giorni di Orosia[9] e ha lanciato l’iniziativa #greeneyes.[10] Nel 2020 nasce Cine-Room, il cinema in una stanza, la piattaforma online di KitchenFilm ed anche No.Mad Entertainment che offre cinema d’autore di qualità.[11]

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[1] La regia del film era stata assegnata ad Andrea Belli, ma poi è passata alla Piovano.

[2] Girato a Parigi al Île Seguin, la ex-sede della fabbrica di auto Renault che era stata trasformata in un’isola di arte e scienza, il documentario racconta i mesi durante i quali la Weil aveva lavorato in tre diverse fabbriche tra il 4 dicembre 1934 il 23 agosto 1935.

[3] Cortometraggio creato per la seconda edizione del Premio Melograno – ‘Nuove italiane crescono – le giovani immigrate protagoniste dell’italia e dell’Europa che cambia’ promosso dalla Fondazione Nilde Iotti che si è celebrata presso l’Auditorium del Museo Maxxi di Roma il 14 dicembre 2013.

[4] http://www.silviacosta.it/wp-content/uploads/2019/04/convegno-donne-europa_04.pdf

[5] https://www.fiftm.it/2019/05/22/un-corto-sulleuropa-girato-al-museo-ferroviario-piemontese/

[6]https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/file/repository/relazioni/libreria/novita/XVII/Per_unEuropa_libera_e_unita_Ventotene6.763_KB.pdf

[7] Testo originale ‘Tre in Treno relies on two predominant filmmaking techniques to tell its story. The first of these is found footage. Throughout the film’s 15-minutes the images continually transition from scenes taking place in the present-day, and black and white scenes from earlier movies. Some of these images depict passengers travelling by rail, while others show the physical construction of train tracks and bridges. The use of found footage is a very effective technique for reminding the viewer of one of the European Union’s key functions, that of uniting the citizens of different countries in a common cause. Just as a railway network literally brings nations together, an alliance joins them both politically and economically. The constant transitioning between old and new footage also conveys an idea of the past’s importance for understanding the present-day (Annunziato 2020: 127).

[8] https://www.wellesley.edu/sites/default/files/assets/departments/italian/files/jicms_2019_program_final.pdf

[9] https://ilblogdiorosia.wordpress.com/

[10] 

[11] https://kitchenfilm.blog/tag/no-mad-entertainment/

Bibliografia

--Annunziato, Sarah (2020), "Film review Tre in Treno per l’Europa (e un Pollo), Emanuela Piovano (2019), Rome: KITCHENFILM, 15:00 min." Journal of Italian Cinema and Media Studies, 8:1. Pp. 126-127.

--Cavani, Lilana e Moscati, Italo (1974), Lettere dall’interno,Torino: Einaudi.

--Laviosa, Flavia (2014) "Women behind the Camera. New Horizons in Contemporary Cinema." The Italian Cinema Book. Peter Bondanella (Ed.) BFI-Palgrave Macmillan, pp. 274-280.

--Leone, Mario (2019), I quaderni di Ventotene. Un progetto per l’unità dell’ Europa dal Manifesto di Ventotene all’azione federalista nella Resistenza, Torino: Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli Ventotene.

--Piovano, Emanuela (2019), https://www.fiftm.it/2019/05/22/un-corto-sulleuropa-girato-al-museo-ferroviario-piemontese/

 

Filmografia

Documentari

Regia, Sceneggiatura e Soggetto

1990: Le rose blu  (regia con Anna Gasco e Tiziana Pellerano)

Lungometraggi

Regia, Sceneggiatura e Soggetto

1991: L’aria in testa (docu-fiction regia con Adriano Belli)

1999: Le complici (Premio del pubblico Foggia Film Festival)

2002: Amorfù  (regia e sceneggiatura)

2011: Le stelle inquiete 

2016: L'età d'oro (regia e sceneggiatura)

Cortometraggi

Regia soggetto sceneggiatura

2013: Sorprese!

2019: Tre in treno per l’Europa (e un pollo)

 

Video

Regia

1984: D’amore lo sguardo (Registe di Torino)

1986: Il corpo, il gesto, le donne, il cinema

1987: Senza fissa dimora

1988: Camera Oscura

1988: Milonga de la nina (uno studio della Marilaide Ghigliano) 

1988: Epistolario immaginario (videolettere dal carcere)

1988: Lettere dalla Sicilia

2004: Due e Uno

2004: Le porte di Bella

2004: Svelata

2005: Caterina by Heart

 

Produzione

Cinema e RAI

1983: Processo a Caterina Ross (Regia: Gabriella Rosaleva)

1995: Parole incrociate (RAI; anche regia)

1996: La Grande Dea Madre 

KitchenFilm Distribuzione

2004: In the Battlefields (Regia: Danielle Arbid) 

2004: Whisky (Regia: Juan Pablo Rebella e Pablo Stoll)

2007: Caramel (Regia: Nadine Labaki)

2011: Aguasaltas.com (Regia: Luís Galvão Teles)

2012: Buon Anno Sarajevo (Regia: Aida Begic)

2013: Apache (Regia: Danielle Arbid)

2017: Nessun uomo è un’isola (Dominique Marchais)

2017: Petit Paysan (Hubert Charuel)

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Per citare questa biofilmografia usa la referenza: Laviosa, Flavia (2020) «Emanuela Piovano e il suo percorso di 'cine-autora'» Gynocine Project, Barbara Zecchi, ed. https://www.gynocine.com/emanuela-piovano

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