"Storia politica e privata nel cinema di Annarita Zambrano"
Flavia Laviosa, Wellesley College
Annarita Zambrano (Roma, 1972) si è laureata a Roma con una tesi su Truffaut dal titolo Arts and the politics of auteurs, sotto la direzione del famoso critico di cinema italiano Lino Miccichè che le aveva consigliato di studiare per un PhD in Francia. Zambrano si è quindi trasferita a Parigi nel 2000 per completare un dottorato di ricerca in estetica del cinema. Per otto anni ha fatto parte del comitato di programmazione del Paris Cinema Festival che si occupava del Prix de l’Avenir. Zambrano è regista di vari cortometraggi, selezionati per i maggiori film festival, tra cui: La troisième fois (2006); Andante mezzo forte (2008) presentato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino; À la lune montante (2009) presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia; Tre ore (2010) presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes; Dans la cour des grands (2011); L’heure bleue (2012); Schengen (2012) presentato alla Settimana Internazionale della Critica di Cannes; Ophelia candidato a Cannes (2013) nella Competizione Ufficiale; e L’ ame du guepard (2013) un documentario che analizza con una dimensione politica Il Gattopardo di Luchino Visconti (1963), prodotto per RAI e Ciné+ e presentato al Film Festival di Taormina nel 2014.
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La première del suo primo lungometraggio sostenuto da Gan Foundation, Dopo la guerra, si è tenuta nel 2017 al Festival di Cannes nella Selezione Ufficiale Un Certain Regard. Il film è anche stato presentato negli Stati Uniti sia presso il Graduate Center della City University of New York[1] che all’interno della rassegna di cinema italiano Italian Cinema in Historical and Intercultural Contexts svoltasi a Wellesley College nel 2017,[2] come documentato nella relazione di Margaret Roberts (2018).[3] Dopo la guerra affronta il dramma politico degli anni di piombo in Italia e delle sue conseguenze private 20 anni dopo all’interno della famiglia di un ex-terrorista di sinistra. Zambrano dichiara in un’intervista
Il mio primo film doveva aiutarmi a fare i conti con l’Italia ed anche ad affrontare il tema della giustizia, attraverso una storia che esamina la colpa: come è trasmessa da una nazione all’altra, da una generazione a quella successiva, da un padre ai suoi figli ... Ora mi rendo conto che Dopo la guerra non è un film sulla giustizia ma piuttosto sulla impossibilità di come capire la giustizia, ed anche sugli errori che gli uomini fanno quando sono accecati da ciò che è giusto o ingiusto.[4] (Pyramide International 2017)
Nel 1985, il presidente francese socialista Francois Mitterand offrì rifugio ai terroristi italiani di estrema sinistra che avessero promesso di condurre vite migliori. Si tratta della cosiddetta ‘Dottrina Mitterand’[5] che rimase in vigore fino al 2002,[6] anno in cui avvenne l’estradizione di Paolo Persichetti[7] in Italia. Nel 2002, l’assassinio di Marco Biagi (1950-2002) portò a notevoli cambiamenti nelle politiche di estradizione. Biagi era un giuslavorista e accademico italiano, promotore di una riforma del mercato del lavoro emanata dal secondo governo Berlusconi. Biagi fu assassinato da un commando di terroristi appartenenti alle Nuove Brigate Rosse. L’omicidio avvenne un anno prima dell'approvazione della cosiddetta Legge Biagi, ispirata a una maggior flessibilità dei contratti di lavoro. In seguito a questo tragico episodio, il governo italiano richiese l’estradizione di ex-terroristi italiani in esilio in Francia.
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Il protagonista del film di Zambrano è Marco Lamberti, personaggio di finzione, interpretato da Giuseppe Battiston, che si ispira alla vicenda legale di Persichetti. Nei primi anni ’80 Lamberti aveva ucciso un uomo in Italia per ragioni politiche e in seguito era fuggito in Francia. Lì si era costruito una nuova vita con una compagna e una figlia, Viola, che parlava soltanto francese.
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In Dopo la guerra, la vita pacifica di un ex-terrorista, trasferitosi in Francia dall’Italia, viene stravolta dall’inaspettata abrogazione della legge che ne impediva l’estradizione. Immagini dell’uomo costretto a nascondersi nella boscaglia del sud della Francia insieme alla figlia adolescente, si alternano a scene che ritraggono la madre e la sorella rimaste in Italia. Le conseguenze dell’idealismo radicale dell’estremismo di sinistra del passato pesano su entrambe le famiglie, ponendo interrogativi sulla moralità personale e sulla responsabilità di stato.
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Nell’intervista condotta da Anna Chichi, Zambrano dichiara che il suo film "narra di un dramma umano, privato, che trova spazio in un dramma più vasto, pubblico. È la storia di una famiglia che è inciampata nella Storia dei grandi e per questo paga una colpa privata e pubblica allo stesso tempo. […] Ho voluto che tutte le parti italiane fossero girate negli interni, volevo comunicare l’idea di oppressione e l’impossibilità, per questa famiglia, di ricucire una ferita". (2017)
Quando il film incomincia, nel 2002, la famiglia è ormai divisa da quasi 20 anni. Zambrano articola la vicenda su due livelli narrativi che riflettono le decisioni del vivere dentro o fuori dallo stato di diritto, la separazione emotiva e il distacco fisico che tali decisioni inevitabilmente generano. Partendo da questa inconciliabile base ideologica e morale, il film si svolge in due paesi, Italia e Francia, i dialoghi sono in due lingue e le situazioni private e politiche fanno parte della stessa storia/Storia. Durante il dibattito sul film presentato a Wellesley College, la regista ha spiegato che la sua idea era di ‘esplorare i misteri di una colpa che si propaga attraverso il tempo e lo spazio e di cosa accade quando questa colpa individuale tocca la sfera politica, danneggiando irrimediabilmente parenti, amici, colleghi’.[8]
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[1] L’evento era parte di una delle giornate del «Made in Italy Festival: Arts + Cultures», tra cui la rassegna cinematografica curata dalla fondatrice Eugenia Paulicelli dell’Italian Cinema CUNY (IC-CUNY), di base al Queens College (Dipartimenti di Lingue Europee, Storia e Ufficio del Dean delle Arts e Humanities), in collaborazione con il Dipartimento di Letterature Comparate, la specializzazione di Italiano, l’ufficio del Provost del Graduate Center e la Cineteca di Bologna, Il Museo del Cinema di Torino, La Regione Emilia Romagna e Casa Artusi. L’Italian Cinema – CUNY, nell’autunno del 2017 si è svolto anche in concomitanza delle celebrazioni del mese della cultura italiana, della settimana della lingua Italiana nel mondo che, quell’anno, la Farnesina ha dedicato al cinema. https://www.lavocedinewyork.com/events/made-in-italy-festival-arts-cultures-presents-italian-cinema-cuny-ic-cuny/
[2] Rassegna curata dall’ideatrice dell’evento Flavia Laviosa, docente presso il Department of Italian Studies di Wellesley College, e svoltasi il 27-29 ottobre 2017 all’interno delle iniziative culturali realizzate in occasione della 18Ëš edizione dell’Italian Heritage Month nel Massachusetts.
[3] L’evento è stato finanziato dall’Associazione Controluce in Italia e da Committee on Lectures and Cultural Events e i Dipartimenti di Italian Studies, Cinema and Media Studies, Jewish Studies, History a Wellesley College.
[4] Originale in inglese: “My first film had to help me settle accounts with Italy and also tackle the topic of justice, through a story that pertains to a questioning about guilt: how it is passed on from one country to another, from one generation to the next, from a father to his children... Now I realise that After the war isn’t a film about justice but rather about the impossibility to understand justice, and about the mistakes men make when they are blinded by what is just or unjust”. (La traduzione in italiano è mia).
[5] Enunciata in un discorso al Palais des Sports di Rennes il 1 febbraio 1985.
[6] La dottrina prende il nome del presidente francese François Mitterrand ed era diretta a non concedere l’estradizione a persone imputate o condannate, in particolare italiani, ricercati per «atti di natura violenta ma d'ispirazione politica», contro qualunque Stato, purché non diretti contro lo Stato francese, qualora i loro autori avessero rinunciato a ogni forma di violenza politica, concedendo di fatto un diritto d’asilo a ricercati stranieri che in quel periodo si rifugiarono in Francia.
[7] Paolo Persichetti (Roma, 1962) è un saggista, giornalista ed ex brigatista italiano. Ha militato nelle Brigate Rosse-Unione dei Comunisti Combattenti (BR-UCC) negli anni '80. Dopo un primo arresto, un processo finito con l'assoluzione in primo grado e una condanna in contumacia in secondo grado, è stato estradato in Italia dalla Francia il 25 agosto 2002 perché ritenuto responsabile dell’assassinio di Marco Biagi. A Parigi aveva trascorso anni di studio e lavoro con il suo vero nome, insegnando anche in ambito universitario, dopo essere espatriato legalmente in quanto rimesso in libertà dalla prima sentenza. È stato condannato a 22 anni di carcere per concorso morale nell'omicidio del generale Licio Giorgieri e scarcerato definitivamente nel 2014 dopo essere stato in semilibertà dal 2008.
[8] Rassegna stampa di Dopo la guerra & Interview with Annarita Zambrano in "DURÉE 1H32 Photos et dossier de presse téléchargeables sur www.pyramidefilms.com"
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Bibliografia
Chichi, Anna (2017), ‘Ciò che resta degli anni di piombo e del terrorismo in Italia, raccontato in un film. Al Graduate Center della City University of New York la première americana del film Dopo la guerra, diretto dalla regista italiana Annarita Zambrano’. La Voce di New York, 5 novembre 2017. https://www.lavocedinewyork.com/arts/spettacolo/2017/11/05/cio-che-resta-degli-anni-di-piombo-e-del-terrorismo-in-italia-raccontato-in-un-film/.
Roberts, Margaret (2018), ‘Italian Cinema in Historical and Intercultural Contexts: A film festival, Wellesley College, Wellesley, MA, USA, 27–29 October 2017’, Journal of Italian Cinema and Media Studies 6:2. Pp. 241 – 245.
Pyramide International (2017), Rassegna stampa di Dopo la guerra & Interview with Annarita Zambrano DURÉE 1H32 Photos et dossier de presse téléchargeables sur www.pyramidefilms.com
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Filmografia
Cortometraggi
2006 La troisième fois
2008 Andante mezzo forte
2009 À la lune montante
2010 Tre ore
2011
Ma vision du monde
Dans la cour des grands
2012
L'Heure bleue
Schengen
2013
L’ame du guepard
Ophelia
Lungometraggio
2017 Après la guerre
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Per citare questa bionota: Laviosa, Flavia (2020): "Storia politica e privata nel cinema di Annarita Zambrano" Gynocine Project, Barbara Zecchi, ed. www.gynocine.com/annarita-zambrano
ANNARITA ZAMBRANO